martedì 5 agosto 2008

"Solitario bosco ombroso" di Paolo Rolli (Parafrasi)

A te solitario bosco ombroso viene un cuore afflitto per trovare qualche riposo tra i silenzi in quest'orrore.
Ogni oggetto che piace agli altri, per me non è più lieto, ho perduto la mia pace io stesso sono oggetto del mio odio.
O piante, ditemi la mia Fille, il mio bel fuoco, è forse qui? Ahi! La cerco in ogni luogo anche se sò che è partita.
Quante volte o grate fronde, la vostra ombra ci ha coperto, nei nostri incontri amorosi! Il tempo così felice quanto è fuggito rapidamente!
O amiche fronde, ditemi se mai più rivedrò il mio bene; ah! che mi risponde l'eco e sembra dire no.
Sento un dolce mormorio, forse sarà un sospiro, un sospiro del mio idolo (della mia amata) che mi dice tornerà.
Ah! è il suono di un ruscello che frange le fresche acque contro i sassi, e non moromora ma piange per pietà del mio dolore.
Ma se torna, il ritorno sarà vano e tardivo, oh dei!; perché lo sguardo dolce e pietoso piangerà sulle mie ceneri.

Commento: Si tratta di una canzonetta in ottonari pubblicata nel 1727, l'autore Paolo Rolli è uno dei membri dell'Accademia dell'arcadia sorta nel 1690 attorno a Cristina di Svezia. I membri propongono una poetica più semplice che contrasti il concettismo barocco, tra le tematiche spiccano i temi bucolici e si nota una ricercata semplicità che che va spesso a discapito dell'autenticità.
Nella canzonetta musicata e diffusa in tutta Europa il poeta chiede al bosco se mai la donna che si è allontanata da lui ritornerà, si illude perfino che il rumore che sente sia un sospiro che gli annunci il suo ritorno, ma in realtà scopre che è solo l'inganno di un ruscello che infrange le sue acque contro i sassi. Conclude che se anche tornasse sarebbe ormai troppo tardi perchè lui sarà già morto.
La conclusione riprende una famosa canzone petrarchesca Chiare fresche e dolci acque, ma qui la tristezza è meno drammatica, mitigata sia dall'uso di termini meno patetici che dall'armonia e freshezzza dettata dal verso.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

..."uso di termini meno patetici"......???
parli fose dei termini usati da Petrarca per esprimere il suo dissidio???
Rolli discorrerà anche con la natura che lo circonda e la farà partecipe della sua ricerca...ma sappi che Petrarca con i suoi termini...a tuo avviso "patetici" la natura riflette lo stesso stato d'animo dell'autore...guarda ad esempio in "Solo e pensoso"...
La prossima volta pesa di più le parole prima di attribuire tali aggettivazioni a autori di tale rango...
a presto...
_Sola e pensosa_

laura ha detto...

Vorrei chiarire che l'uso del termine "patetitico" in riferimento al linguaggio di Petrarca non voleva in alcun modo sminuire l'autore, ma sottolineare la maggiore intensità di sentimento e liricità che contraddistinguono la poesia petrarchesca.
Basta sfogliare un comune vocabolario di lingua italiana per leggere che è patetico(dal greco pathos) chi vuole commuovere o destare malinconia, mentre solo per ultimo viene citata l'accezione negativa che ha assunto il termine nella lingua in uso, ovvero di chi assume atteggiamenti svenevoli e sentimentali.
Con questo iniviterei il lettore e in particolare la persona che ha gentilmente lasciato il suo commento di leggere con attenzione il testo e di dare il giusto significato alle parole, altrimenti si creano banali fraintendimenti.
Cordialmente Laura