martedì 5 agosto 2008

"Vi fu un pazzo, non sò quando" di Carlo Innocenzo Frugoni (Parafrasi)

Vi fu un pazzo non sò in che tempo, che mi somigliava un poco, il quale sognando di essere sul trono, comandava come un re.
Trascorreva contento in questo suo inganno giorni felici, ma per opera degli amici fu curato e guarì.
é vero guarì, ma pover uomo vedendosi tornato come prima gli disse quasi piangendo:" Voi mi avete assassinato. Col ritorno della ragione la follia si è allontanata da me, era lei il motivo della mia felicità.

Commento: Frugoni poeta membro dell'Arcadia si ispira all'apologo delle Epistole oraziane dove si racconta che un cittadino di Argo immaginasse di vedere rappresentate bellissime tragedie all'interno di un teatro vuoto solo per lui; allo stesso modo il poeta si ritiene di essere un poeta ma anche un re capace di dominare il mondo e propone una visione della poesia come gioco, uno straniamento privo di responsabilità.

"Solitario bosco ombroso" di Paolo Rolli (Parafrasi)

A te solitario bosco ombroso viene un cuore afflitto per trovare qualche riposo tra i silenzi in quest'orrore.
Ogni oggetto che piace agli altri, per me non è più lieto, ho perduto la mia pace io stesso sono oggetto del mio odio.
O piante, ditemi la mia Fille, il mio bel fuoco, è forse qui? Ahi! La cerco in ogni luogo anche se sò che è partita.
Quante volte o grate fronde, la vostra ombra ci ha coperto, nei nostri incontri amorosi! Il tempo così felice quanto è fuggito rapidamente!
O amiche fronde, ditemi se mai più rivedrò il mio bene; ah! che mi risponde l'eco e sembra dire no.
Sento un dolce mormorio, forse sarà un sospiro, un sospiro del mio idolo (della mia amata) che mi dice tornerà.
Ah! è il suono di un ruscello che frange le fresche acque contro i sassi, e non moromora ma piange per pietà del mio dolore.
Ma se torna, il ritorno sarà vano e tardivo, oh dei!; perché lo sguardo dolce e pietoso piangerà sulle mie ceneri.

Commento: Si tratta di una canzonetta in ottonari pubblicata nel 1727, l'autore Paolo Rolli è uno dei membri dell'Accademia dell'arcadia sorta nel 1690 attorno a Cristina di Svezia. I membri propongono una poetica più semplice che contrasti il concettismo barocco, tra le tematiche spiccano i temi bucolici e si nota una ricercata semplicità che che va spesso a discapito dell'autenticità.
Nella canzonetta musicata e diffusa in tutta Europa il poeta chiede al bosco se mai la donna che si è allontanata da lui ritornerà, si illude perfino che il rumore che sente sia un sospiro che gli annunci il suo ritorno, ma in realtà scopre che è solo l'inganno di un ruscello che infrange le sue acque contro i sassi. Conclude che se anche tornasse sarebbe ormai troppo tardi perchè lui sarà già morto.
La conclusione riprende una famosa canzone petrarchesca Chiare fresche e dolci acque, ma qui la tristezza è meno drammatica, mitigata sia dall'uso di termini meno patetici che dall'armonia e freshezzza dettata dal verso.